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Articoli - L'ACARO ROSSO


Stefano Berluti
esperienze personali

La “conoscenza” dell’acaro rosso la feci, mio malgrado, nella stagione cove 2004 quando, all’indomani dell’acquisto di alcune gabbie usate, mi accorsi di alcuni puntini bruno-rossi che soggiornavano nei beverini nel punto in qui questi si incastrano con le sbarre della gabbia.

Eppure quelle gabbie, proprio perché venivano da un altro allevamento, prima di portarle nel mio locale le avevo disinfettate tenendole immerse una ad una in un grande catino riempito di acqua e varechina e così anche tutti i posatoi ed i vari accessori, evidentemente siccome l’operazione la feci in inverno, alcuni di questi acari in letargo sopravissero al bagno. Perciò quando in primavera ebbi appunto le prime avvisaglie, ispezionati l’interno di alcuni posatoi mi resi conto che purtroppo non erano presenti solo alcuni sporadici acari, ma era già in corso una vera e propria invasione di questi millimetrici “dracula”. A stagione ormai iniziata mi rimaneva difficile, con le femmine nei nidi, tirar giù le gabbie per una pulizia generale, così decisi di tamponare con una polvere acaricida tipo “Zoril 5” che si acquista nei consorzi agrari e che si usa per le cucce dei cani ed i pollai, la misi sotto la carta dei cassetti sotto la juta dei nidi e all’interno dei posatoi, inoltre lavai con varechina tutto ciò che potevo lavare. La stagione proseguì abbastanza normalmente, se non fosse che ogni mattina mi ritrovavo i beverini e gli interstizi delle mangiatoie piene di acari più o meno grandi (qualcuno aveva mangiato più di altri nella notte!); perfino le ragnatele dei ragni, che ovviamente incoraggiai a rimanere nei pressi delle gabbie, erano piene di acari rimasti intrappolati nell’evidente tentativo di cercarsi un pertugio al riparo dalla luce del mattino. L’imbottitura dei nidi dovevo cambiarla frequentemente (è uno dei posti più ricercati dall’acaro: caldo e vicino alla cena); sicuramente anche la perdita di qualche covata fu da imputare a loro, infatti o per l’evidente anemia dei piccolini che stentavano nella crescita, o perchè le femmine infastidite smettevano di covare e si alzavano frequentemente dal nido, mi ritrovai più di una volta con i nidiacei morti e praticamente esangui.

Ogni giorno che passava diminuiva la mia sopportazione e cresceva la mia frustrazione perché pensavo che non sarei mai riuscito a sconfiggere gli acari completamente e che avrei dovuto conviverci chissà per quanto, con tutte le conseguenze che si possono ben immaginare. Nel frattempo consultai le riviste a mia disposizione (Alcedo, Italia Ornitologica) e cercai in internet nei forum specializzati e nei vari siti ornitologici: a fine stagione, con tutti i novelli ormai in muta, decisi di attuare il metodo consigliato nel sito internet dell’ACAU e, con una confezione di Frontline per gatti, e armato di pazienza, feci il trattamento a tutti i canarini dell’allevamento, circa un centinaio tra giovani ed adulti.

Devo ammettere che non avrei mai pensato che la soluzione del problema fosse così a portata di mano: il Frontline l’avevo già in casa (usavo il prodotto sui miei gatti). Da quello che ho letto il principio attivo del prodotto si chiama Fipronil e determina sulla pelle dell’animale una pellicola protettiva contro gli acari.

L’operazione risultò più semplice del previsto anche grazie alla praticità delle pipette che contengono il prodotto, si trattò di mettere meno di una goccia del Frontline tra l’attaccatura delle ali e la base del collo, sollevando leggermente le piume in modo che la goccia, cadendo, vada a contatto anche con la pelle e facilitando l’operazione con un leggero massaggio con la punta del dito sul punto in cui cade la goccia in modo tale da assicurare il contatto del prodotto con la pelle.

Fatto questo primo trattamento, già dopo pochi giorni, il numero degli acari diminuì vertiginosamente e, dopo una decina di giorni, non trovai più un acaro in allevamento. Non ripetei subito il trattamento come consigliato sulle riviste, ma dopo una quarantina di giorni; comunque da allora non ho trovato più un solo acaro rosso in allevamento. Ora faccio due trattamenti preventivi l’anno a tutti i canarini dell’allevamento: il primo a Luglio/Agosto, nel periodo di maggior caldo e quindi di maggior probabilità della presenza di acari, ed il secondo a  fine Dicembre primi di Gennaio, a mostre concluse. Tengo inoltre sempre pronta una pipetta da utilizzare eventualmente sugli uccellini che acquisto da altri allevatori, e devo dire che con questo metodo mi sono trovato molto bene. Quest’anno invece che far cadere la goccia dalla pipetta del Frontline, difficile da dosare, ho utilizzato un cotton-fioc imbevuto del prodotto cosa che permette un sicuro contatto con la pelle del canarino (ed evita il contatto con la pelle del mio dito!).

Contrariamente a quello che si sente dire di questi prodotti non ho riscontrato problemi di infertilità e, nonostante sia consapevole del fatto che i trattamenti a base di sostanze chimiche possano avere un certo tasso di tossicità per l’animale, ritengo comunque che questa “copertura” fatta all’uccellino contro gli acari porti in fondo più benefici che danni all’animale stesso e contribuisce al suo benessere.

So che ci sono anche altri metodi preventivi: i miei colleghi ed amici utilizzano nella maggioranza dei casi Ivomec diluito di 1:9 con glicole propilenico da utilizzare sempre con il metodo della goccia nello spazio interscapolare, o addirittura direttamente nel becco dell’uccellino, il principio attivo del prodotto che è l’ ivermectina ha infatti una copertura maggiore sulle molteplici patologie da acariasi, sia interne che esterne, rispetto al Frontline, ma rispetto a questo è più tossico (e credo anche più costoso). Altri come ho potuto leggere sui forum, preferiscono combattere il problema con prodotti naturali a base di piretro o di estratti vegetali, che possono forse aiutare a tenere lontani gli acari, ma che sono sicuramente più blandi nell’eliminazione.

Per la mia, seppur limitata, esperienza, devo “spezzare una lancia” a favore del Frontline, è semplice da reperire, non si devono far pericolose operazioni di diluizione ed è senz’altro efficace.

Concludo dicendo che comunque non sta a me giudicare quale sia il metodo migliore per combattere gli acari, come per qualsiasi altra metodologia (vedi alimentazione, trattamenti ecc…) ogni allevamento è una realtà a sé, e quello che può essere valido per il mio, non è detto sia valido anche per gli altri, certo è che maggiori sono le dimensioni di un allevamento e maggiori sono le complessità che questo determina e quindi, oltre al rispetto scrupoloso di tutti i criteri di igiene, pulizia e ordine, credo che non si possa far altro che affidarsi a metodi sicuri ed efficaci di prevenzione contro gli acari come Frontline o Ivomec. Colui che detiene poche coppie invece può anche affrontare il problema con prodotti meno incisivi ma più naturali. 

Stefano Berluti.

s.berluti@libero.it

Associazione Pesarese Ornicoltori - via Nanterre s/n Pesaro segreteria@apopesaro.it

www.apopesaro.it - Creato il 7 Aprile 2007: Registrato il 18 Aprile 2007: Pubblicato il 20 Aprile 2007: Autore: [BERLUTI STEFANO]. Titolare del copyright: [ASSOCIAZIONE PESARESE ORNICOLTORI]
Ultimo aggiornamento webmaster: 03-07-13.