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Articoli - TECNICHE DI ALLEVAMENTO DEI PASSERIFORMI

 

INCONTRO DEI SOCI APO CON LUIGI MONTINI ESPERTO ALLEVATORE DI ESOTICI

“Tecniche di allevamento dei passeriformi”

 di Francesco Fattori e Stefano Berluti

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  • 31Agosto 2012

Venerdì 31 Agosto 2012, presso Casa Archilei di Fano, si è tenuto dalle ore 21.00  l’incontro dei soci APO Pesaro con il dott. Luigi Montini, agronomo, presidente di associazione F.O.I. ed esperto allevatore di uccelli esotici.

Teche con  uccelli imbalsamati presso Casa Archilei

L’incontro sulle tecniche di allevamento dei passeriformi, è stato organizzato tramite il socio Gianluca Moroni che, grazie all’amicizia che li lega ed alla comune passione per l’allevamento di specie esotiche, è riuscito a far fare a Montini ben 160 km per venire presso la nostra associazione a discutere delle sue esperienze di allevamento. Per questo motivo, Gianluca Moroni, ringraziando anticipatamente Montini per la sua presenza tra noi, lo presenta ai circa 30 allevatori riuniti in associazione.

Moroni introduce Montini ai presenti

Alcuni degli allevatori e soci APO intervenuti all’incontro

Al termine della breve presentazione, prende la parola Montini che si ripresenta dicendo che la sua esperienza di allevatore è partita circa 40 anni fa come allevatore di insettivori, e che negli ultimi 20 anni si è dedicato esclusivamente all’allevamento di specie di uccelli esotici, con particolare riferimento ai diamanti di gould ed al genere erythrure.

Teche contenenti nidi di uccelli in natura

Nell’incontro con noi allevatori, Montini spiega che vorrebbe trattare tre tematiche che considera fondamentali per ottenere un buon allevamento sportivo che possa ripagare l’allevatore in termini di quantità di soggetti riprodotti portando magari l’allevamento anche ad un sostanziale pareggio di bilancio in termini economici. Questi aspetti fondamentali da affrontare nella gestione di un allevamento sono:

1)      1) L’alloggio dei soggetti ed il locale d’allevamento

2)      2) L’alimentazione

La  3) Profilassi e prevenzione dalle malattie

Non verranno trattate né la genetica dei soggetti allevati essendo questo un argomento troppo vasto e complesso da affrontare in poco tempo, né problematiche veterinarie che sono di esclusiva competenza dei dottori veterinari esperti in patologie aviarie.

1)      Gli alloggi dei soggetti ed il locale di allevamento

Questo tema a volte viene sottovalutato dagli allevatori quando impiantano il proprio allevamento di uccelli, forse perché spesso si inizia con poche gabbie in ambienti improvvisati per poi ritrovarsi nel giro di pochi anni con una miriade di gabbie e voliere. Invece sarebbe di primaria importanza studiare e progettare per bene il locale tenendo in considerazione alcune regole basilari quali l’esposizione diretta ai raggi solari e l’esposizione verso sud. L’esposizione diretta dei soggetti alla luce solare ha effetti positivi sul benessere degli uccelli, stimola il sistema riproduttivo ed abbassa la carica batterica grazie ai raggi ultravioletti che sterilizzano l’ambiente da batteri e virus. Con l’abbinamento ad una esposizione verso sud dei locali d’allevamento otterremo un prolungamento delle ore di luce ed una maggiore protezione dagli agenti atmosferici dal momento che la maggior parte delle intemperie fredde arrivano da Nord-Est. Con una esposizione diretta al sole dovremmo però prendere accorgimenti per proteggere gli uccelli dal troppo sole nel periodo estivo, ed è per questo che le finestre dovrebbero essere dotate di schermature regolabili in base al periodo dell’anno. E’ bene che, anche in un allevamento dotato di luce naturale del sole, sia comunque presente un buon impianto di luce artificiale con lampade o neon adatte per gli uccelli che emettano una luce a spettro “solare” con raggi UVA/UVB. In commercio se ne trovano di diverse aziende produttrici, la più conosciuta è l’Inglese Arcadia, ma anche neon della Osram, del tipo Biolux72, vanno altrettanto bene, tant’è che Montini li consiglia per sua esperienza diretta. Nel suo allevamento di esotici, l’illuminazione artificiale ha una durata fissa di 16 ore durante tutto l’anno. Questa tecnica, valida per gli esotici, non è però applicabile per gli allevamenti di fringillidi o canarini, in quanto questi hanno bisogno di una alternanza del fotoperiodo con stagioni dove le giornate sono più lunghe (riproduzione), ed altre più brevi per il cambio delle penne e la quiescenza ormonale.

Un altro aspetto determinante per l’allevamento degli esotici è il riscaldamento del locale, in particolare in quelle zone dove gli inverni sono rigidi ed i cambiamenti climatici posso essere repentini, è necessario mantenere le temperature costanti. Per questo Montini nel suo allevamento utilizza una stufa a pellets, che riscalda uniformemente l’ambiente, ed ha coibentato tutte le pareti del locale in modo da non aver dispersione di calore all’esterno e quindi avere anche un risparmio in termini di riscaldamento.

Il dott. Montini Luigi

Altra cosa importante è l’aerazione dei locali d’allevamento, che di solito viene sottovalutata dagli allevatori in Italia, mentre all’estero è tenuta molto in considerazione anche nelle piccole strutture di allevatori con pochi soggetti in allevamento. L’aerazione non dovrebbe avvenire attraverso l’apertura di finestre o porte che provocherebbero delle correnti d’aria nocive alla salute degli uccelli, ma attraverso dei sistemi di ventole. Nel suo allevamento, ad esempio, ha studiato una serie di ventole che gli permettono il ricambio completo dell’aria ogni 30 minuti circa. Da un lato dell’allevamento, in posizione rialzata, sono presenti delle ventole che introducono dall’esterno aria, quest’aria che generalmente è più fredda di quella presente in allevamento, per effetto termico scende verso il basso riscaldandosi e quindi quando arriva alle gabbie non è fredda come all’esterno. Dall’altro lato del locale sono presenti altre ventole che invece estraggono l’aria consumata mantenendo così un continuo ricircolo di aria pulita esente da anidride carbonica ed altri gas provenienti dalle deiezioni degli uccelli. Anche l’umidità è costantemente mantenuta al 60% circa. Montini ribadisce l’importanza di evitare correnti d’aria, e porta ad esempio il suo caso dove per non avere la “tentazione” di aprire le finestre nonostante queste siano correttamente rivolte verso sud, le ha fatte saldare in modo che anche volendo non potrebbe aprirle.

Rimanendo sul discorso impianto d’allevamento, un sistema che consiglia a tutti coloro che hanno un certo numero di gabbie in allevamento è l’abbeveratoio automatico sulle gabbie con beverini a goccia collegati a tubi raccordati ad una vasca centrale dove l’acqua viene sterilizzata da appositi prodotti per evitare la proliferazione di batteri e micosi. Questo sistema ha il vantaggio di far risparmiare notevole tempo alla manutenzione delle gabbie, tempo che così potrà essere dedicato ad altre incombenze presenti in allevamento. E’ un sistema che Montini ha adottato ormai da 16 anni, senza particolari problemi. E’ consigliata l’installazione di impianti di aziende serie che sono nel settore da anni, magari spendendo anche qualcosa in più rispetto ad altri prodotti di aziende meno note, ma con la sicurezza che i soldi spesi saranno ben ripagati dal tanto tempo che si risparmierà. Ci sono allevatori che sono scettici sul funzionamento di questo sistema. Alcuni temono di non accorgersi di eventuali anomalie al sistema di abbeveraggio con la conseguente morte dei soggetti che non riceverebbero l’acqua, ma Montini spiega che nella sua lunga esperienza non ha mai avuto di questi problemi, e che comunque le probabilità di guasto all’impianto non sarebbero più alte delle probabilità che l’allevatore dimentichi, “saltando” una gabbia con conseguenze facilmente immaginabili.

Altri aspetti fondamentali per una buona riuscita nella riproduzione sono le dimensioni delle gabbie che devono essere adeguate alle esigenze delle varie specie di uccelli allevati e l’affollamento dei soggetti nel locale di allevamento.

Infatti mentre il primo aspetto, sia l’esperienza dell’allevatore nel tempo, che una maggior conoscenza della specie allevata, dovrebbe portare a correggersi adeguando le strutture quando si riscontra che le dimensioni delle gabbie non sono sufficienti per una buona riproduzione dei soggetti, per il secondo aspetto si tende invece ad ignorarlo ed a “ricaderci” ogni anno dato che noi allevatori abbiamo la consuetudine a farci “prendere la mano” e a non riuscire a regolarci acquistando troppi soggetti o non cedendone a sufficienza.

E’ scientificamente provato che in un ambiente controllato, così come avviene in natura in comunità chiuse di colonie di uccelli, scatta un meccanismo di autodifesa che porta ad una autoregolamentazione delle nascite diminuendo le riproduzioni sia per questioni alimentari che genetiche in quanto in comunità chiuse gli uccelli tendono ad accoppiarsi tra consanguinei provocando un calo della rusticità e robustezza della prole. Questo comportamento si verifica anche nei nostri aviari dove gli uccelli, nonostante siano in gabbie separate, si identificano come una comunità, una colonia di uccelli che in casi di sovraffollamento riproducono di meno. Oltre tutto nelle volierette sovraffollate si ha una maggiore competizione per il cibo che fa aumentare lo stress e di conseguenza un indebolimento per alcuni soggetti che abbassando le difese immunitarie vanno incontro a malattie. Pertanto, seppure difficile per noi allevatori che siamo sempre tentati a detenere più soggetti di quelli che il nostro locale potrebbe supportare, dovremmo sforzarci a non esagerare con il numero delle coppie. Non di rado si sente dire, da esperienze di altri allevatori, che con meno coppie dell’anno prima hanno riprodotto più soggetti.

Un altro elemento da non sottovalutare e quello della schermatura delle gabbie. Montini riporta l’esempio dei sui diamanti di Tanimbar, ai quali offre una schermatura con materiale verde, tipo edere finte in plastica o altri ornamenti simili che si trovano facilmente nei bazar per arredamento da interni e giardini. La schermatura di colore verde ha un doppio effetto benefico sugli uccelli, la prima è che i soggetti si sentono maggiormente al riparo dalla vista e quindi sono più calmi e tranquilli, la seconda, alla quale in pochi pensano, è che il colore verde, essendo il colore naturale della vegetazione, stimola l’istinto alla riproduzione nella maggior parte di razze che alleviamo, in particolare su quelle razze che provengono da ambienti tropicali, dove una maggiore vegetazione corrisponde alla stagione delle piogge quando si ha una “esplosione” della vita vegetale che determina l’avvio alla riproduzione perché gli uccelli sanno che ci sarà una maggiore disponibilità di cibo necessario alla crescita dei piccoli, mentre quando la stagione al contrario è secca l’istinto riproduttivo si bloccherà e gli uccelli penseranno solo a mutare il piumaggio e mantenersi con alimenti secchi presenti nelle varie piante che sono al termine del loro ciclo riproduttivo.

2)      L’alimentazione

Per quel che riguarda l’alimentazione dei suoi uccelli, Montini premette che per una buona riuscita nell’allevamento occorre avere molta cura nell’alimentare i propri uccelli e consiglia agli allevatori di servirsi di prodotti di provata qualità. Anche in questo caso una maggiore spesa nell’acquisto potrebbe determinare alla fine un risparmio in quanto si avrebbe di riflesso un maggiore successo riproduttivo. Nel suo caso specifico, il sistema che utilizza non è determinato solo dalla classica miscela per esotici, che è generalmente povera di semi nutrienti contenendo soltanto panico, miglio e scagliola, ma piuttosto ha adottato da anni un sistema che si basa su un insieme di alimenti in modo che gli uccelli abbiano un ampia gamma di cibi a disposizione. Innanzi tutto la base di miscela che utilizza, di una nota marca tedesca, è molto più ricca di semi rispetto ai classici misti esotici in commercio, assomigliando più ad un misto per cardellini e spinus contenendo una gran varietà di semi come ad esempio il loietto che è presente nei prati tropicali e di cui gli esotici si nutrono volentieri. Se è vero che il costo di questa miscela è superiore alla maggior parte di altri misti esotici, la qualità garantita è superiore alla media ed è stata appositamente studiata in modo scientifico per le esigenze degli uccelli esotici della famiglia degli estrildidi.

Oltre a questa miscela viene fornita un ampia gamma di frutta e verdura fresca che apporta una gran quantità di sali minerali e vitamine. Tra gli ortaggi senz’altro è da menzionare il cetriolo che è un importante regolatore delle funzioni intestinali, mentre oltre a verdure e frutta è importante somministrare giornalmente semi immaturi di erbe prative di vario tipo e semi immaturi provenienti da piante coltivate quali il grano, il miglio, il panico e l’avena. Questi, per chi ha la possibilità, sarebbero da piantare in modo da raccoglierli al bisogno, specialmente quando i semi delle spighe saranno ancora immaturi e fornirli tal quali agli uccelli che li gradiranno tantissimo. Oltre tutto, essendo questi cibi ricchi di carotenoidi, la loro somministrazione avrà un effetto incentivante per l’estro degli uccelli così come avviene in natura quando la presenza di semi immaturi coincide con il periodo della riproduzione e quella dei semi secchi al periodo della quiescenza.

Dal momento che la raccolta di questi semi avviene in un breve lasso di tempo, per fare in modo di poterne disporre in periodi diversi dell’anno, se ne consiglia il congelamento, almeno per i semi immaturi di grano e spighe di sorgo bianco, mentre per altri tipi di semi, di minore consistenza, non ne vale la pena riducendosi a ben poca cosa tra il congelamento e lo scongelamento. Per sopperire alle sue necessità, Montini si è dotato di un appezzamento di terreno che viene seminato a grano tenero che, raccolto in stato lattiginoso, viene conservato in congelatore in grandi quantità tanto da riuscirne a distribuire anche agli amici della sua zona. Anche il sorgo viene congelato a mazzetti di spighe, però mentre il grano lo si potrebbe addirittura fornire nelle gabbie tal quale congelato, per il sorgo se ne consiglia almeno una giornata a bagno in acqua prima di fornirlo agli uccelli, in modo che il tegumento che riveste il seme si ammorbidisce permettendo ai piccoli esotici di sgusciarlo.

Attraverso l’utilizzo di diapositive, Montini ci spiega l’utilizzo in avicoltura di alcune piante ed erbe spontanee che è sua consuetudine fornire ai soggetti in allevamento. Tra queste vengono menzionate il giavone, il loglio, il centocchio, che è un ottimo regolatore intestinale, il miglio giallo, il riso immaturo, il sorgo ed altre piante ancora. Per la raccolta di queste erbe e piante spontanee si raccomanda di evitare zone molto trafficate e di fare attenzione ai campi coltivati che potrebbero essere stati trattati con antiparassitari, in questo caso un indicatore del trattamento sarebbero i solchi lasciati dal passaggio del trattore, mentre se un campo fosse stato trattato con del diserbante per le erbe infestanti, questo non sarebbe pericoloso per la salute dei nostri uccelli.

lolium perenne

spighe miste

sorgo

Per quello che riguarda ancora l’alimentazione, oltre al misto esotici, alla frutta, alle verdure, al cetriolo, ed ai semi immaturi, Montini fornisce nel periodo riproduttivo, che nel suo allevamento dura 8 mesi, anche degli insetti per apportare quella dose necessaria di proteine di origine animale  necessaria agli uccelli per allevare i piccoli. Tra i vari insetti che lui utilizza in allevamento, predilige la larva della mosca memè, che, rispetto ad altri insetti è più piccola e senza cuticola, quindi ben digeribile e meno tossica per gli uccelli. Questo tipo di insetto in Italia si può reperire presso un’azienda di Bologna specializzata nell’allevamento di insetti, che consegna in panetti sottovuoto che dovremmo poi congelare appena giunti a casa, permettendo così una grande comodità d’utilizzo. Tra gli altri insetti, di più comune reperibilità presso qualsiasi negozio di caccia/pesca o uccelleria, tipo gli insetti di pinkies e buffalo, Montini preferisce utilizzare i pinkies in quanto i buffalo, che sono una micro-tarma della farina, hanno una cuticola che può nuocere agli uccelli perché produce degli acidi urici che intossicano, a lungo andare, l’organismo degli uccelli.

Come pastoncino è preferibile fornirne di ottima qualità e ricco di proteine , circa il 27%, piuttosto che un comune pastoncino che mediamente arriva intorno al 17%. Anche per questo vale il discorso fatto in precedenza sui semi di qualità o impianti di abbeveraggio, un ottimo pastoncino con un alto valore proteico ne viene consumato di meno rispetto ad uno normale e quindi alla fine il costo d’acquisto maggiore viene compensato da un minore consumo rispetto ad altri pastoni.

Una strategia che utilizza Montini in allevamento che permette di abbassare la competizione degli uccelli nel cibarsi ed al contempo gli permette di offrire una grande varietà di semi, è quella di utilizzare per ogni gabbia fino a 12 mangiatoie contenenti ognuna varietà di semi diversi, sali minerali, carbone vegetale, pastone, etc.. Per far stare in una gabbia così tante mangiatoie, ha adattato con opportune modifiche del fondo i beverini. Oltre tutto in questo modo si diminuisce la probabilità che i semi ed il pastone si sporchino con le feci. Nelle volierette vengono inoltre introdotte delle mangiatoie a tramoggia piene di misto esotici. Per concludere, nel periodo riproduttivo alterna tre alimenti essenziali: un giorno il cetriolo, un altro gli insetti ed infine il terzo giorno i semi immaturi, oltre ovviamente ai pastoni e gli altri alimenti, tra cui anche l’argilla che è benefica per la salute degli uccelli soprattutto a livello epatico.

3)      La profilassi e prevenzione dalle malattie

La premessa che fa Montini è che purtroppo, se un uccello si ammala difficilmente si riesce a recuperarlo e farlo tornare in buona forma, pertanto gli allevatori devono puntare tutto sul NON far ammalare gli uccelli. Per questo che oltre a curare l’alimentazione, oltre a tenere il locale ben pulito ed areato, è necessario adottare delle buone norme igieniche di profilassi e prevenzione da effettuarsi ogni anni prima della stagione cove. E’ necessario prevedere una stanza separata dal locale di allevamento per la quarantena dei soggetti acquistati e per quelli che rientrano dalle mostre ornitologiche che potrebbero riportare in allevamento delle malattie. Buona norma, che Montini utilizza per il proprio allevamento, è quella di disinfettare con del prodotto igienizzante le scarpe degli allevatori ed amici che lo vanno a trovare, prima di entrare nel suo allevamento. E’ una profilassi alla quale spesso non si da peso, ma c’è da considerare che chi frequenta i nostri allevamenti è anch’egli un allevatore che involontariamente si porta dietro con se, annidati nelle suole delle scarpe, potenziali agenti patogeni provenienti dal proprio allevamento o da altri che ha visitato. Sarebbe anche necessario un cambio di vestiti, ma questo diventa un po’ troppo complicato ed imbarazzante da pretendere, però questo è per far capire che a volte aprire gli allevamenti a chiunque, espone gli uccelli ad una contaminazione di batteri provenienti dall’esterno, ed un minimo di cautela sarebbe bene adottarla.

Passando infine a parlare dei trattamenti che Montini è solito effettuare prima di porre i soggetti in cova, ci fa presente che questi sono rivolti principalmente a debellare o contenere i coccidi, gli acari ed i cocclosomi. Per i primi, che determinano la coccidiosi, Montini consiglia di prevenirla con trattamenti di baycox al 2,5% nella dose di 1,5 cc per litro di acqua da bere, per 2 giorni consecutivi. Al termine del trattamento è importante pulire bene i fondi delle gabbie perché vi potrebbero essere residui di coccidi morti espulsi con le feci che se rimasti lì, potrebbero  attraverso il frullare delle ali, finire in altre gabbie soprattutto nelle mangiatoie, contaminandole e quindi intossicando i soggetti vicini.

Per gli acari, sia quelli della gola tipici degli esotici, sia quelli delle penne, usa somministrare sempre a titolo preventivo l’Oramec, nella ragione di 5 cc per litro di acqua da bere sempre per un periodo di 2 giorni consecutivi. Questo è un trattamento alternativo al classico Ivomec che invece andrebbe somministrato con una goccia da far scendere sulla pelle degli uccelli. Il primo è comodo per chi ha molti soggetti in allevamento, il secondo è indicato per chi ha pochi soggetti da trattare.

Infine come terzo trattamento contro i cocclosomi, che sarebbero dei protozoi flagellati che infestano spesso i passeri del giappone, che ne diventano così portatori sani infettando i piccoli di altre specie di esotici messe a balia sotto di essi, usa un prodotto contenente Ronidazolo (in alternativa il Metrinidazolo), che fino a poco tempo fa si trovava nel farmaco ad uso umano Flagil (ora fuori commercio), mentre ora si trova nel farmaco Vaginil. Questo farmaco va somministrato frantumando una compressa e facendola disciogliere in un litro d’acqua da bere, ed occorre porre attenzione nel non superare tale dose perché altrimenti si intossicherebbero gli uccelli con conseguenze anche letali.

Montini oltre a questi trattamenti preventivi contro questi tre tipi di parassiti, effettua anche una cura per aumentare le difese immunitarie degli uccelli con un prodotto che si chiama Viruxan per un periodo di 20 giorni consecutivi in acqua da bere. Per tutti gli altri casi in cui vi siano morti non spiegabili, dopo aver effettuato i trattamenti preventivi, occorre far effettuare un esame presso un istituto zoo profilattico dei soggetti deceduti per capire quale sia l’agente patogeno che ne ha causato la morte, difatti sarebbe del tutto inutile dare dell’antibiotico agli uccelli se la causa della malattia non è un batterio, ma un virus o un miceto. Sconsigliato quindi il classico “fai da te”, fornendo antibiotici a sproposito con la speranza di ottenere una improbabile guarigione, ma è sempre bene affidarsi ai consigli di un veterinario esperto in ornitologia, che se è vero che c’è ne sono pochi in circolazione, quei pochi sono generalmente molto validi perché spesso anch’essi sono allevatori di uccelli o lo sono stati e quindi meglio comprendono la passione che nutriamo per i nostri piccoli pennuti e saranno senz’altro più scrupolosi di altri nel cercare di risolvere i nostri problemi.

La relazione di Montini è terminata, la serata è stata molto interessante per noi allevatori, alcuni di noi lo “circondano” per ulteriori domande, e nonostante l’ora veramente tarda, ed il viaggio di ritorno che l’attende, il dott. Montini si sofferma ben volentieri per rispondere ai nostri quesiti. Per questo motivo, e lo vorremo ribadire anche in questa nostra piccola relazione sulla serata, lo ringraziamo infinitamente per la disponibilità dimostrata e per la capacità che ha avuto nell’esporci i temi trattati, temi che saranno di sicuro fonte d’ispirazione e probabilmente di correzione nella conduzione dei nostri aviari.

Grazie dai soci di APO Pesaro!

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Ultimo aggiornamento webmaster: 03-07-13.